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mercoledì 29 febbraio 2012

Poveri tangentari.

Mi ha francamente fatto morire dal ridere la storia del tangentaro Pennisi, ex presidente della commissione urbanistica di Milano, arrestato in flagranza di reato nel febbraio del 2010 per aver imposto una mazzetta da diecimila euro (quando è stato arrestato cinquemila erano arrotolati in un pacchetto di sigarette, incredibile la fantasia) ad un costruttore bresciano per "sbloccare" una pratica edilizia.

Il tangentaro Pennisi, pentitosi dopo essere finito in galera (i pentimenti sono sempre tardivi e mai spontanei, in questi casi) oggi si lamenta perché la corte dei conti della Lombardia lo ha condannato a risarcire l'amministrazione di Milano con 50.000 euro, per danno d'immagine. Troppi soldi, sostiene il povero tangentaro (che ha patteggiato la pena e ora sta agli arresti domiciliari) pentito. "Non trovo giusto", singhiozza il concussore, "che su un mio errore (Sic!) lo stato di diritto risponda con un'ingiustizia".

Commovente. Io ricordo che a volte ho commesso piccoli errori, e sono stato condannato a pagare somme enormi. Una volta avevo le lucine della targa bruciate, e non me ne ero accorto. Una lampadina costa sì e no due euro, eppure io di multa ne ho dovuti pagare settanta e rotti. Un'altra volta ho svoltato a sinistra, e non mi ero accorto che c'era un divieto di svolta a sinistra: bloccato nell'atto di svoltare da un vigile (che era lì, lo avevo visto: non avevo visto il divieto, ma avevo visto il vigile), multato a sangue sul posto. L'errore peggiore l'ho fatto quando sono andato a Milano usando l'auto di mia madre (la mia era ko) senza prima controllare il libretto, e non mi sono accorto che la revisione era scaduta da una dozzina di giorni. Multe come se grandinasse, importi enormi per errori che tutto sommato non avevano causato nessuna conseguenza. Ma tant'è: ho pagato. Le multe sono multe, si ricevono e si pagano. Anche se sei in buona fede, quando commetti un errore, stai zitto e paghi.

La faccenda del povero pentito tangentaro Pennisi, invece, non poggia su di un tragico errore. Pennisi ha imposto una tangente per "sbloccare" una pratica che, altrimenti, da presidente della commissione edilizia del comune di Milano avrebbe potuto non "sbloccare". Ha estorto dei soldi ad un costruttore (che lo ha denunciato) sfruttando la sua carica pubblica e la sua influenza politica. Cosa un po'diversa dal commettere un errore: ha commesso un crimine.

Ora il povero Pennisi si domanda sgomento come potrà pagare quei cinquantamila euro, che sostiene di non avere. "Io quei soldi non li ho", dice. "Se devo vendere la casa o ipotecarla lo dicano", piagnucola.

Ecco, Pennisi: buona idea. Vendi la tua casa. Ipotecala. Prostituisciti. Fai quel cazzo che vuoi, ma paga.

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