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sabato 18 agosto 2012

Monti, la chiesa, la scuola e la Costituzione.

Cominciamo da qui:

Monti ... assicura che il governo "non farà mancare al settore delle scuole private, cui riconosce una essenziale funzione complementare rispetto a quella esercitata dalle scuole pubbliche, il necessario sostegno economico". E a ciò si provvederà, "compatibilmente con i limiti tracciati con i recenti interventi di revisione della spesa pubblica, con la legge di stabilità del prossimo autunno".




Letto? Ok. Potreste per cortesia rileggerlo una seconda volta? Non esprimete un giudizio personale, non ancora: rileggetelo e basta. Provate, dai. :-)



Fatto? Allora continuiamo da qui: 


Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.




Senza oneri per lo stato. Punto. La Costituzione, all'articolo 33, è semplice, netta. Tutti sono liberi di mettere su una scuola, ma lo Stato non deve metterci un centesimo. Non si fa. Non si deve. Lo dice la nostra legge fondamentale, e la nostra legge fondamentale può essere modificata NELLA legge, seguendo l'iter parlamentare di doppia lettura a maggioranza qualificata (i due terzi del parlamento. Non dei presenti in aula, sia chiaro: i due terzi di TUTTI gli eletti nei due rami del Parlamento. Altrimenti si va al referendum confermativo). Monti vuole - come tanti altri - regalare soldi pubblici alle scuole confessionali? Ma benissimo. Io non sono d'accordo, sia chiaro, ma se lo vuole fare lo faccia. Ma NEL rispetto della legge, e non facendo finta che la Costituzione, la legge suprema dello Stato, non esista.

Quindi che si sbrighi a presentare a suo nome (è senatore, no?) la richiesta di iniziare l'iter parlamentare per modificare la Costituzione. Lo faccia in fretta. Oppure si scusi e garantisca che non un centesimo dei soldi pubblici andrà ad istituti privati, e che non ci andrà perché è la Costituzione lo impone. Perché altrimenti un sacco di gente dovrebbe cominciare a credere che le leggi, tutte, si possano lecitamente non rispettare non incorrendo in alcuna sanzione, perché tanto così fanno tutti, a partire dal rispettatissimo presidente del consiglio dei ministri.

E non fa niente se quell'altro faceva più schifo. Questo, pur non adornandosi di puttane, mafiosi e lavatitoli vari, e quindi facendo oggettivamente meno schifo di quell'altro, essendo quantomeno una persona rispettabile, purtroppo mostra di condividere con l'altro (e anche con D'Alema il Bombardatore, intendiamoci) il disprezzo totale per la legge fondamentale dello Stato che è chiamato a governare.

Quanto a me, schifo a parte per certi grandi uomini così piccoli (o così spudoratamente in malafede): che speranza ho di contestare una multa sostenendo che il codice della strada sia in fondo solo un libretto di carta con delle parole stampigliate tanto tempo fa, ormai non più al passo con la tecnologia dei mezzi di trasporto, e che quindi violarlo sia comportamento così diffuso che sarebbe ingiusto e discriminatorio punire soltanto me?