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domenica 28 gennaio 2018

Stanotte ho incontrato Veronica.

Veronica è il titolo di un pezzo che abbiamo finito di registrare la scorsa settimana. Da domani comincia il lungo e travagliatissimo periodo durante il quale prenderemo quel materiale registrato e lo metteremo insieme, con infinite discussioni sui suoni, pan, volumi e effetti da usare. Prima di qualche mese non sarà ascoltabile, lo so: ci si trova tre ore a settimana, ci metteremo tantissimo. E va bene così, dato che fare quella roba lì per noi è una specie di ragione di vita, e godiamo tantissimo nel farla. Ma mi urge scriverne adesso, alle nove del mattino, dopo aver smontato notte, con la palpebra calante. Perché stanotte ho incontrato Veronica. Cioè: un pezzo, di Veronica. L'altro lo avevo già incontrato, tempo fa.

La struttura del pezzo e il testo (quasi definitivo già alla nascita) l'ho buttato giù io un annetto fa, un pomeriggio, prima di andare a fare la mia seconda notte: la notte prima, in rianimazione, avevo incontrato Veronica, e quella canzone è venuta magicamente fuori da sola. L'ho registrata sul telefonino abbozzando una ritmica di chitarra acustica e l'ho mandata agli altri, che hanno fatto diventare quell'abbozzo una canzone vera. Ascoltabile, intendo.

L'immagine della casa di ringhiera arriva dalla Veronica di un anno fa. Che non si chiamava Veronica, ovviamente. Così come non si chiama Veronica la Veronica di stanotte. La Veronica di un anno fa era quella "appollaiata come un corvo tutto nero su un cuscino di ricordi" dell'ultima strofa, la Veronica di stanotte era quella che "si presentava come un cigno tutto nero su un cuscino di diamanti" che apre la prima strofa. Nei suoi giorni migliori, intendo. Perché stanotte Veronica era quella "ringraziata con un calcio in pieno viso".

Entrambe erano magnifiche. Ipnotiche. Non eccezionalmente belle: magnifico è diverso dal bello. E del resto non le ho conosciute nei migliori dei loro momenti: l'una anziana, con il cuore disperatamente fuori uso, l'altra giovane e bella, ma con la faccia gonfia di botte, picchiata dal suo compagno. Il racconto della prima Veronica - una donna di famiglia proletaria, attivista politica, che aveva lasciato (tremando gelida) il ricco marito che la picchiava, preferendo la povera dignità alla ricchezza con gli occhi pesti - stanotte l'ho visto sul viso dell'altra Veronica: le labbra tumefatte e lacerate dai pugni, l'occhio gonfio e viola, i segni - tanti - sul corpo e sulle braccia. E' scappata saltando fuori dalla finestra, perché lui la stava ammazzando di botte.

Le ho chiesto che cosa fosse successo.
Mi ha detto che il suo ragazzo è geloso. Che hanno avuto una discussione e lui l'ha picchiata.
Mi sono fermato a guardarla nell'occhio buono.
Le ho chiesto se era la prima volta.
Mi ha detto di no.
Le ho chiesto da quanto tempo stessero insieme.
Poco più di un anno, ha detto.
Un anno. E ti ha già picchiato più volte.
Sì.

Cosa aspetti? Che ti uccida?

Devo denunciarlo? Lei ha pianto. E io mi sono sentito un verme.

Poi ha detto che lo voleva denunciare. E le abbiamo chiamato la questura, e passato il telefono. Tremando gelida, ma lo ha fatto. E io le avrei voluto raccontare dell'altra Veronica, ma naturalmente non l'ho fatto. Anche perché quello a cui qualcuno aveva spaccato la faccia a bastonate da lì a poco avrebbe cominciato a vomitare sangue, e insomma, avevo altro da fare.

C'è un passaggio, di Veronica, che sino ad oggi non mi convinceva completamente: quel "l'ha ringraziata con un calcio in pieno viso / non fu romantico, lei ci rimise un dente" mi era sembrato esagerato. Dopo aver conosciuto la Veronica di stanotte so che non è esagerato.




VERONICA 


Si presentava come un cigno tutto nero su un cuscino di diamanti
Ed esprimeva quella rabbia che svanisce
Solo per lasciarti vuoto e triste

S'è fatta strada da leonessa da ringhiera nel quartiere Primavera
Da comprimaria ha capeggiato le rivolte
Ha preso pugni, calci e sputi, e dato botte

Veronica
Magnifica
Ipnotica
E salvifica

Era la donna del compagno Crisantelli, quello della fonderia
Lui l'ha incontrata che attaccava un manifesto
Non si sa come, sono poi finiti a letto

Per quindici anni l'ha seguito nel Consiglio, fino a farne il Presidente
L'ha ringraziata con un calcio in pieno viso
Non fu romantico, lei ci rimise un dente

E Veronica
Magnifica
Ipnotica
E salvifica
Gli disse addio, Veronica
Tremando gelida e
Scelse Veronica
Scelse Veronica


Appollaiata come un corvo tutto nero su un cuscino di ricordi
Resta Veronica, che ormai non bada al tempo
Resta Veronica, ricurva nel suo tempo


Veronica
Magnifica
Ipnotica
E salvifica
E' ancora qui, Veronica
Di un'altra epoca
Sempre polemica
Da sempre ironica
Sempre Veronica.




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